«La prima volta ch'Ella vien qua vedrà . una cassa di manoscritti riguardevoli che ho comprato».
La costituzione della Biblioteca Classense nell'epistolario di Pietro Canneti.
Floriana Amicucci
Abstract
È con l'inizio del XVIII secolo e con l'abate Pietro Canneti alla guida del monastero camaldolese di Ravenna che si costituisce il primo nucleo di quella che diventerà la Biblioteca Classense. Alla guida della comunità monastica per un decennio dal 1703 Canneti concepì e realizzò il sogno di una biblioteca universale per la quale continuò ad acquistare libri per tutta la vita. Una fonte di straordinaria importanza per la ricostruzione della vicenda storica della raccolta cannetiana è il suo epistolario, attualmente conservato per la quasi totalità nel Fondo Lettere della Classense, in grado di restituire non solo dettagli degli acquisti librari, ma anche di fornire preziose informazioni sulla rete di contatti, sui dettagli delle trattative e, aspetto affatto secondario, di fare luce sulle attività connesse alla gestione della raccolta libraria camaldolese.
Parole chiave: Biblioteca Classense; Canneti; carteggi.
At the beginning of the 18th century, while Abbot Pietro Canneti was at the helm of the Camaldolese monastery of Ravenna, the core collection of what would later become the Classense Library was formed. Canneti, while leading the monastic community for a decade starting in 1703, conceived and realized the dream of a universal library for which he continued to purchase books throughout his life. An extraordinarily important source for the reconstruction of the history of Canneti's collection is his correspondence, now almost entirely preserved in the Fondo Lettere of Classense Library, useful to providing not only details about book purchases, but also valuable information about the network of contacts, the details of negotiations and, not a secondary aspect, to revealing the duties connected to the management of the Camaldolese book collection.
Keywords: Biblioteca Classense; Canneti; correspondences.
L'ecclesiastico cremonese Giambattista Canneti, già noto in patria per la sua attività all'interno dell'Accademia letteraria dei Disuniti, arrivò a Ravenna nel 1684 per compiere il noviziato presso l'Abbazia di Classe passando al clero regolare ed entrando a far parte della famiglia camaldolese con il nome di Pietro.1 Nei suoi primi anni ravennati il giovane Canneti continuò, sulla scorta della sua precedente esperienza, ad occuparsi delle attività dell'Accademia dei Concordi, fondata nel 1677 dall'abate Paolantonio Zaccarelli e poi rifondata nel 1683 a seguito della fusione con l'Accademia degli Informi. Nel 1687 venne pubblicata la Miscellanea poetica degli Accademici Concordi di Ravenna in cui fu Canneti stesso, in qualità di segretario, a fornire utili notizie sulla nascita dell'accademia nell'avvertenza A chi è per leggere. Nel Catalogo de' Signori Accademici Concordi di Ravenna viventi l'anno 1687 che segue l'avvertenza, tra i 242 accademici affiliati si leggono alcuni nomi di spicco del mondo delle lettere quali Giovan Mario Crescimbeni, Jean Mabillon, Antonio Magliabechi, che, oltre a molti altri, costituiranno la fitta rete di relazioni e scambi che Canneti curerà per tutta la vita e che sarà fondamentale per la nascita e l'incremento della biblioteca del monastero, l'impresa che ne consegnerà la memoria ai posteri.2
Nel 1703, dopo più di un decennio trascorso tra i monasteri camaldolesi di Faenza, Perugia e Bertinoro, Canneti tornò a Ravenna alla guida della comunità classense e, dalle fonti manoscritte conservate attualmente in biblioteca, l'avvio del progetto della «libraria nuova» è da porsi alla metà del 1707.3 Le fonti d'archivio testimoniano l'andamento dei lavori che proseguirono fino al 1717, data alla quale risulta compiuto anche l'atrio di accesso alla biblioteca e dove è ancora oggi visibile il monumento posto a tributo dell'operato di Canneti al momento della sua partenza da Classe nel 1714.
Il progetto cannetiano però non fu solo quello di far realizzare per il monastero di Classe una nuova, moderna e fastosa biblioteca che, malgrado l'ammonizione che si legge nel cartiglio in stucco che campeggia sul portale di ingresso, avrebbe inevitabilmente meravigliato chiunque vi fosse entrato.4 Canneti volle infatti dotarla di un corredo librario imponente, universale e per questo anche ricco di 'tesori bibliografici', da intendersi più che come manufatti di pregio piuttosto come tappe fondamentali dello svolgersi della storia del libro e della cultura, quelle «anticaglie da cavarsi loro il cappello» di cui l'abate scrive a Dionigi Sancassani in una lettera del maggio 1712.5
Le fonti imprescindibili per lo studio della raccolta cannetiana sono senz'altro i libri mastri di Classe presso l'Archivio di Stato di Ravenna, la documentazione archivistica ancora conservata in Classense e gli strumenti di corredo coevi, in particolare il catalogo dei manoscritti redatto dallo stesso Canneti e integrato da Mariangelo Fiacchi e quello delle edizioni redatto da quest'ultimo. A queste si aggiunge un'altra risorsa di straordinaria importanza per approfondire la conoscenza del Pietro Canneti erudito, delle relazioni intercorrenti tra la comunità classense e lo scenario intellettuale italiano del XVIII secolo, di grande utilità per fissare le tappe della costituzione del nucleo librario più antico e prestigioso di quella che agli inizi del XIX secolo divenne la biblioteca della città Ravenna: la raccolta degli epistolari camaldolesi attualmente costituenti il Fondo Lettere della Biblioteca Classense.6
L'epistolario cannetiano è stato oggetto di studio negli anni passati, in particolare è con il contributo di Giuseppe Cortesi del 1952 che sono emersi molti dettagli relativi agli acquisti più prestigiosi.7 Tuttavia esso si presta ad ulteriori indagini da cui trarre informazioni del tutto nuove o aggiungere dettagli alla storia già nota degli acquisti più celebri, come quello pesarese del 1711 con il quale entrarono in Classense, tra gli altri, i manoscritti giuridici interfoliati con quella che sarebbe diventata una delle più rinomate raccolte di xilografie quattrocentesche8 o quello pisano del 1712 che procurò alla Classense il codex unicus delle commedie aristofanee, l'attuale ms. 429.
Recenti ricerche hanno già portato alla luce dettagli poco o affatto conosciuti e ulteriori indagini potrebbero restituire nomi di contatti e corrispondenti, di collezioni private, di librai, di botteghe di legatoria e restauro, di compratori e, per tornare a Classe, informazioni sulla storia meno conosciuta della biblioteca del monastero, fatta sì di ricerche e di acquisti, ma anche di lavoro di legatura, di copia (generalmente realizzata per supplire a lacune di testo in esemplari da rivendere o per approntare copie manoscritte per privati) e di redazione di cataloghi e indici.9
La raccolta di epistolari che si identifica con l'attuale Fondo Lettere iniziò a costituirsi dalla seconda metà del XVII secolo, conserva documenti prevalentemente del periodo camaldolese e consta di 45 buste per un totale di circa 10.000 lettere, riordinate e organizzate alfabeticamente per corrispondente dal bibliotcario Andrea Zoli tra il 1875 e il 1894. Delle lettere è stato redatto un elenco alfabetico per mittente pubblicato dal bibliotecario e archivista Silvio Bernicoli, curatore dei volumi dedicati alla Biblioteca Classense nella serie degli Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia di Giuseppe Mazzatinti.10
Nel fondo si conservano gli epistolari di vari esponenti del mondo camaldolese non solo ravennate, tra tutti quello dell'abate Pietro Canneti, presente sia come mittente sia come destinatario (così come Mariangelo Fiacchi, Mauro Sarti, Bonifacio Collina, Floriano Amigoni, Andrea Gioannetti). Tra i personaggi illustri del mondo culturale italiano che hanno avuto rapporti con il Canneti erudito e talvolta anche con il bibliofilo, Ludovico Antonio Muratori, Antonio Magliabechi, Angelo Calogerà, Guido Grandi, Francesco Arisi, Apostolo Zeno.
Il nucleo documentario cannetiano presente in Classense si trova nel Fondo Lettere, buste 7-18, in cui è conservata la quasi totalità dell'epistolario; altre lettere sono fra le miscellanee camaldolesi e fra i manoscritti della sezione denominata 'Mob. 3'11. In particolare alla segnatura Mob. 3. 5 I2 si trovano documenti che riguardano la biblioteca, un vero e proprio dossier di carte su accessioni e inventari, a partire dall'indice dei manoscritti redatto da Canneti fino a strumenti di corredo più recenti e a una parte del carteggio dell'abate con il suo fidato collaboratore Fiacchi: una selezione di 24 lettere estrapolate dal carteggio tra i due in ragione del loro prevalente interesse bibliografico.12
Carteggi particolarmente significativi, soprattutto per lo studio della figura del Canneti erudito, ma nei quali sono molti i riferimenti a ricerche bibliografiche e acquisti, sono stati oggetto di studio. In particolare, quello con Antonio Magliabechi è al centro del recentissimo lavoro di Alfonso Mirto; brevi saggi di lettere sono pubblicati da Giuseppe Cortesi in quello...