La Frontiera Nord-Linea Cadorna
IL PERCORSO
Le trincee della Linea Cadorna al Passo San Marco.
PRIMA DI PARTIRE
Il rifugio Ca' San Marco, posto a 1830 metri di quota, è il punto di partenza per entrambe le escursioni presentate in questo volume: lì si trova un ampio piazzale, che permette di parcheggiare comodamente. Il periodo consigliato per la visita si estende da aprile-maggio fino a ottobre-novembre; in altri periodi, considerata la quota, vi può essere neve che non permetterebbe la visione delle postazioni trincerate o la presenza di ghiaccio, che richiederebbe opportune attrezzature. Ricordiamo inoltre che il valico di San Marco può essere raggiunto anche da Albaredo, in Valtellina, ma l'innevamento in tal caso è più prolungato e di conseguenza si corre il rischio di trovare la strada interdetta al traffico.
L'equipaggiamento è conseguenza del periodo prescelto per l'escursione, tenendo presente che si raggiungono valichi esposti, in alcuni casi, anche a venti di una certa intensità, per cui una giacca a vento di peso opportuno è consigliata. Per il resto, l'equipaggiamento è quello solitamente adatto per l'escursionismo o il trekking di media montagna per un percorso di un giorno: gli scarponi sono sempre comunque consigliati, anche se ci troviamo su sentieri o mulattiere del tutto accessibili.
Presso i due rifugi presenti in zona (Ca' San Marco e Passo San Marco 2000) è possibile rifornirsi di acqua e alimenti, o sostare per un pasto. Considerata la presenza di greggi è sconsigliato bere l'acqua che si trova lungo il percorso che conduce al Passo di Verrobbio.
L'appassionato che si trovi delle parti di Passo San Marco ha la possibilità di vedere testimonianze ottimamente conservate di quello che fu la Linea Cadorna.
Da Ca' San Marco alle trincee della Linea Cadorna dI passO dI Verrobbio e di PASSO San Marco lungo le antiche Vie Priula e MERCATORUM NEL PARCO REGIONALE DELLE OROBIE BERGAMASCHE E VALTELLINESI
Quello che viene qui proposto è un esempio piccolo, ma significativo, dei tanti percorsi storici e paesaggistici che hanno per meta le fortificazioni della Linea Cadorna e si identifica anche con le antiche strade che collegavano la Pianura Padana all'Europa centrale.
Resti notevoli e ben conservati delle trincee della Linea Cadorna si trovano in prossimità del Passo di Verrobbio e del Passo San Marco, che mettono in comunicazione l'alta Valle Brembana con la media Valtellina attraverso le Alpi Orobie. Un facile itinerario di una giornata consente di visitare entrambi i siti e di percorrere i tratti più elevati delle due maggiori vie storiche della provincia di Bergamo: la Via Mercatorum e la Via Priula.
In mattinata si raggiunge il rifugio Ca' San Marco, l'antica cantoniera della Via Priula, percorrendo la statale 470 della Valle Brembana che, oltrepassato Mezzoldo, si inerpica per una decina di tornanti, attraversando inizialmente fitte distese di abeti e quindi gli ampi pascoli che si estendono a perdita d'occhio sullo sfondo delle Prealpi bergamasche.
Dopo aver parcheggiato sull'ampio piazzale antistante Ca' San Marco, si inizia l'escursione che consente di raggiungere il Passo di Verrobbio. La prima parte è facile e pianeggiante, con alcuni tratti in leggera discesa; il percorso si snoda a mezzacosta e corrisponde al Sentiero delle Orobie (segnavia 101 del CAI), passando per una fitta coltre arbustiva di rododendri, pini mughi, ginepri nani e mirtilli.
Il vasto panorama sottostante consente di ammirare gran parte del fondovalle brembano e, sullo sfondo, le colline che circondano Bergamo; se la giornata è particolarmente limpida, si intravede in lontananza la catena appenninica. Più vicino, in basso, si notano lo specchio d'acqua artificiale del laghetto di Valmora, che alimenta la sottostante centrale idroelettrica, e tutt'intorno antichi alpeggi che d'estate risuonano dei campanacci delle mandrie portate qui in transumanza dagli allevatori bergamaschi e valtellinesi. I pascoli, attraversati da un rumoroso torrente, sono provvisti di baite, casere e stalloni e non mancano i caratteristici barech, ampi recinti delimitati da grossi macigni, dove si custodiscono gli animali.
È la zona di produzione di due prestigiosi formaggi Dop lombardi: il Formai de Mut e il Bitto.
Il Formai de mut e il Bitto
Con l'espressione Formai de Mut si indicano, sinteticamente, i formaggi degli alpeggi dell'alta Valle Brembana, ognuno dei quali ha una propria storia e una propria specificità. Si presenta come un latticino grasso a pasta semicotta dal sapore delicato e fragrante. Poco salato, non piccante, ha una pasta compatta di colore avorio con occhiatura diffusa a occhio di pernice; la sua stagionatura minima è di quarantacinque giorni.
Il Bitto è tipico della Valtellina e prende il nome dalla valle dell'omonimo torrente che attraversa la Val Gerola e la Valle di Albaredo sul versante settentrionale delle Orobie. La produzione è estesa alle vallate limitrofe e inoltre agli alpeggi del versante bergamasco, da sempre caricati da allevatori valtellinesi. È un formaggio grasso, a pasta semicotta, ottenuto con latte intero di vacca appena munto, al quale sono aggiunte piccole quantità (5-15 per cento) di latte di capra. La maturazione può essere media (sei mesi) o lunga (uno o due anni e oltre).
Ca' San Marco, costruita da Venezia nel biennio 1593-1594 come casa cantoniera lungo la Via Priula, ai giorni nostri ospita un rifugio alpino.
A metà cammino il sentiero si fa più ripido e comincia a inerpicarsi con brevi tornanti lungo le pendici orientali del Monte Ponteranica, in un ambiente fattosi più selvaggio, dove è possibile incontrare la fauna stanziale e in particolare il camoscio, lo stambecco e la marmotta. Qui, verso quota 1750, si incontra la parte terminale dell'antica Via Mercatorum, indicata con il segnavia 110 del CAI.
La Via Mercatorum
Benché non unica, la Via Mercatorum era forse la più importante tra le antiche strade brembane, poiché garantiva il collegamento tra Bergamo e le comunità dei Grigioni e quindi con l'Europa centrale. Il suo tracciato, partendo dalla città, risaliva la Valle Seriana fino a Nembro, quindi raggiungeva Selvino da dove si portava a Serina, all'epoca capoluogo della media Valle Brembana. Attraversato il centro storico di Serina, la Via Mercatorum raggiungeva Dossena, borgo nel quale sorgeva l'unica chiesa battesimale della media Valle Brembana; da qui, attraverso il passo della Trinità, scendeva a San Giovanni Bianco, dove incrociava la viabilità del fondovalle brembano. Risaliva poi la Valle Brembana toccando i borghi di Oneta, Cornello, Piazza, Olmo e Averara, correndo alle spalle del paese, all'altezza di una torre medioevale, fino alla contrada Piazzola, all'imbocco della Valmoresca, dove si trovava la dogana veneta. Da qui si inerpicava verso quello che era allora chiamato Passo di Morbegno (ora Passo Verrobbio) e scendeva in Valtellina.
La strada è complessivamente ben conservata e ancora percorribile in diversi tratti, per esempio tra Oneta e Cornello dei Tasso. Interessanti e ben recuperati anche alcuni tratti tra Selvino, Serina e Dossena.
Seguendo questo tratto della Via Mercatorum si arriva in breve in prossimità del passo, dove ci si trova circondati da un museo all'aperto, immerso in un suggestivo ambiente naturale: un museo che parla di una guerra che anche se non c'è realmente stata in questa zona, l'ha segnata con tracce di intelligenti studi militari. Poco prima del passo, il sentiero lambisce sulla sinistra una vecchia costruzione in sassi ora diroccata, praticamente un ammasso di pietre: sono i resti di quella che era una casermetta di servizio alle fortificazioni della Linea Cadorna. Nonostante lo sfacelo, la sua pianta e i resti dei muri a secco ancora conservati fanno intravedere un'abilità nella costruzione che non lascia dubbi circa la destinazione dell'edificio: non si tratta di una semplice baita, ma di una casermetta costruita sul versante bergamasco più protetto. Raggiunto il valico, si aprono due tronchi di trincee, ben conservate perché ristrutturate a cura della Comunità Montana Valle Brembana: sulla sinistra corrono dei corridoi in pietra ben protetti che si incrociano ad angolo retto; sulla destra i camminamenti passano nella roccia, attraversano una piccola galleria e raggiungono una postazione d'artiglieria, realizzata in una parete naturale della montagna nella quale sono state aperte due ampie feritoie per i cannoni che guardano la vallata sottostante, la Val Bomino. A fianco di questa piazzola si apre un altro camminamento abbastanza lungo che conduce a una grotta a fondo chiuso, probabilmente utilizzata come riparo e deposito per le munizioni.
Scendendo lungo la Val Bomino, e osservando le feritoie dal basso, se ne ricava una notevole impressione, perché le si vede lassù in alto collocate in posizione minacciosa e incombente. A poca distanza dalle trincee, scendendo sul versante valtellinese, si può ammirare il pittoresco laghetto di...