Schweitzer Fachinformationen
Wenn es um professionelles Wissen geht, ist Schweitzer Fachinformationen wegweisend. Kunden aus Recht und Beratung sowie Unternehmen, öffentliche Verwaltungen und Bibliotheken erhalten komplette Lösungen zum Beschaffen, Verwalten und Nutzen von digitalen und gedruckten Medien.
Elmin camminava pensoso nel bosco, lungo la stradina che dal paese di Osmace conduceva alla osnovna skola, la "scuola primaria" in cui lavorava come insegnante. Era intitolata alla 16A Brigata musulmana d'Assalto, un orgoglioso omaggio ai partigiani che alla fine della Seconda guerra mondiale erano entrati per primi nella Sarajevo liberata dai nazifascisti: un nome a cui Elmin non aveva mai dato troppa enfasi. Quella passeggiata mattutina, che da dodici anni ormai scandiva l'inizio di ogni sua giornata, gli aveva sempre trasmesso un gran senso di pace. Adorava la penombra sotto le fronde degli alberi e la nebbia che spesso avvolgeva il paese alle sue spalle, ammantando le poche case e il minareto come una cupola d'ovatta. Addentrandosi nel bosco, la vegetazione si infittiva sempre più, fino a chiudersi quasi del tutto sopra il suo sguardo, quando i rami degli abeti si intrecciavano dai due lati. Gli alunni più piccoli, di sei anni appena, erano spaventati dalle ombre dei boschi: in pochi vi si avventuravano senza un genitore o un fratello maggiore. In genere Elmin e i suoi colleghi facevano in modo che si organizzassero in gruppetti, ciascuno con un ragazzino delle classi superiori ad accompagnarli verso la scuola. C'erano i più audaci che insistevano per procedere da soli, mentre alcuni, nei mesi più caldi, non esitavano a lasciare il sentiero in cerca di funghi.
Quando lo incontravano nel bosco, i suoi allievi lo salutavano sempre con rispetto e spesso con un sorriso, che Elmin ricambiava compiaciuto. Amava i suoi alunni e amava il suo lavoro, che aveva scelto per sincera vocazione. Non la materia: la matematica non era mai stata la sua passione, e potendo decidere avrebbe preferito la storia. Ma a lui bastava rendersi utile per dare una solida formazione a quei ragazzi che crescevano in un ambiente piuttosto legato alle tradizioni rurali.
Originario di Gorazde, una cittadina della Bosnia orientale sulla riva sinistra della Drina, aveva trascorso i primi anni da insegnante a Sarajevo, dove aveva concluso gli studi. La città lo aveva profondamente affascinato, e prima di incontrare la donna che sarebbe diventata sua moglie aveva pensato di rimanervi per sempre. Sarajevo era un calderone di culture, un mosaico architettonico. Dalla biblioteca in stile neomoresco all'antico quartiere ottomano, dai monumentali edifici asburgici al cimitero ebraico sulle pendici del Trebevic, fino alla lunga distesa di casermoni in stile socialista: in quella stratificazione di epoche, a ogni passo la prospettiva pareva trasformarsi. Alla Vijecnica, la Biblioteca nazionale, aveva trascorso interi pomeriggi a studiare e a leggere giornali; perfino a giocare a scacchi. Era stato lì, durante una lettura pubblica di poesie, che aveva conosciuto Lejla: una donna di una bellezza non vistosa, che però lo aveva colpito sin dal primo sguardo. Nella sua semplice, quasi involontaria eleganza di figlia di contadini, aveva lineamenti delicati, capelli raccolti disordinatamente e dello stesso colore del grano maturo, e nei suoi occhi c'era un che di profondo e misterioso: Elmin si era innamorato come un ragazzino, senza rimedio. Quando il padre di lei era morto lasciandole in eredità la casa di Osmace, non aveva esitato a seguirla fin lassù.
In quel villaggio abbarbicato sulle montagne della Bosnia orientale, Elmin aveva trovato una nuova serenità. Era sempre stato un uomo d'indole gioviale e adattarsi non gli era mai risultato difficile, ma a Osmace gli era parso di raggiungere un senso di pace che raramente aveva provato prima. Aveva quindi iniziato a insegnare in quella scuola circondata dalla foresta, dove tutti si conoscevano come in un'unica grande famiglia.
Ogni cosa, però, stava cambiando. Da tempo i telegiornali assillavano Elmin con notizie che avrebbe tanto voluto ignorare. L'anno prima Slovenia e Croazia avevano proclamato l'indipendenza, e la guerra aveva sconvolto le Krajine, i territori croati a maggioranza serba. La città di Vukovar, sul Danubio, era stata teatro di un cruento assedio e le sue eleganti vestigia barocche erano andate semidistrutte. Da allora, anche in Bosnia ed Erzegovina l'aria si era fatta pesante. Di lì a un paio di settimane, anche loro sarebbero stati chiamati a votare al referendum sull'indipendenza, il cui annuncio aveva suscitato la reazione minacciosa dei nazionalisti serbi. Sarebbe arrivata la guerra anche da loro? In pochi ci credevano. La Bosnia ed Erzegovina era un intrico troppo fitto, nel quale le nazionalità jugoslave si erano intrecciate a doppio filo. Eppure da tempo le tensioni montavano: almeno dalla morte di Tito, più di dieci anni prima, con la crisi economica che l'aveva seguita. Era stato un crescendo continuo, culminato, appunto, con il sanguinoso conflitto in Croazia. Che potesse accadere anche lì, Elmin si rifiutava di crederlo, ma intanto i notiziari non facevano che amplificare i ruggiti di chi gettava benzina sul fuoco.
La sera, Lejla scuoteva la testa. «Spegni quel televisore, non li posso più sentire.»
Elmin annuiva, ma la tivù restava accesa. A sua moglie le questioni ideologiche non erano mai interessate, in genere si schermava dietro qualche commento sprezzante sulla politica tutta, che fino a poco tempo prima Elmin aveva trovato generico e un po' qualunquista. Ora, però, non riusciva più a darle torto. Minacce contro minacce, sempre più categoriche, sempre più truci. Le voci più ragionevoli venivano sovrastate dagli strepiti dei patrioti.
Poi c'era Azra, nata tre anni dopo il matrimonio, che adesso, nel pieno delle sue inquietudini di quindicenne, non pensava ad altro che andarsene. Cosa poteva interessargliene della politica in quello sperduto villaggio di montagna senza nemmeno un bar, tra galline e campi di patate? Da un po' di tempo era diventata scorbutica, taciturna. I tentativi di Elmin di farla sorridere la irritavano ancora di più. Una volta terminata la scuola alberghiera, che frequentava con scarso entusiasmo facendosi tre ore di pullman ogni giorno tra andata e ritorno, giurava che sarebbe fuggita a Sarajevo. O meglio ancora a Trieste, dove vivevano dei lontani parenti che mandavano avanti un ristorante.
Elmin si era sempre goduto il tragitto verso la scuola, ma quel giorno, senza accorgersene, era già arrivato alla fine della stradina. Poco prima che i boschi si aprissero nell'ampia radura davanti all'istituto, lo colse una voce femminile alle spalle.
«Ehi, come vai veloce stamattina!»
Elmin non si voltò nemmeno e lasciò che Dragana lo raggiungesse. Lavoravano insieme fin da quando lui era arrivato a Osmace e Tito era ancora vivo. Quando lei lo ebbe affiancato, la salutò con un sorriso sotto i folti baffi.
«Compagna Vasic, sei mattiniera. Lunedì entri in classe alle dieci.»
Dragana sorrise a sua volta, senza stupirsi: era Elmin a stilare gli orari per i colleghi, vantandosi di conoscerli tutti a memoria. A volte lei lo prendeva in giro per la sorprendente coincidenza tra le proprie ore libere e quelle di lui, ma erano scherzi innocui. Entrambi erano felicemente sposati.
«Un genitore che viene a udienza» spiegò lei con un'alzata di spalle. «Passato bene il fine settimana?»
«Abbastanza. Sono venuti suocera e cognato da Zvornik. Si sta un po' stretti.»
«Non ti lamentare. Ultimamente da me è peggio del solito.»
Elmin era al corrente che i suoceri della collega erano ferventi sostenitori del partito di Radovan Karadzic e conosceva il genere di discorsi con cui le avvelenavano l'esistenza: la minaccia musulmana, la necessità storica di unirsi alla madrepatria Serbia. Sapeva che Dragana disapprovava, ma sapeva anche che il marito era più permeabile a quei deliri nazionalisti e che dopo le visite dei suoi spesso litigavano. Meglio evitare il discorso, valutò.
«Il preside ha ricevuto lamentele su Terzic» disse cambiando argomento.
Dragana scosse lievemente la testa. «Ci credo, invece di far lezione tiene comizi. I ragazzi di prima sono un po' troppo giovani per terzomondismo e Paesi non allineati, non trovi?»
«Non si è mai troppo giovani per il terzomondismo» rise Elmin. «E poi Terzic mi è simpatico. È così appassionato che mi fa quasi tenerezza.»
«Quasi, appunto. È controproducente insistere in quel modo. Appena crescono, quei bambini diventeranno nazionalisti solo per rigetto.»
Erano ormai fuori dal bosco. A una cinquantina di passi da loro, i ragazzini salivano chiassosi le scale esterne della scuola che portavano alle aule del primo piano. Un gruppetto di colleghi discuteva davanti all'ingresso principale: dalle espressioni accigliate non era difficile intuire di cosa stessero parlando.
Disteso sulla branda della camerata, che da quasi sei mesi era diventata la sua casa, Ahmed ascoltava distrattamente la radio che Mustafa teneva accesa a tutte le ore del giorno. La caserma in cui il suo reggimento era dislocato, a pochi chilometri da Tuzla, era grigia e anonima come ogni altra, e ad Ahmed andava benissimo così.
Si era arruolato, più per mancanza di alternative che per vera vocazione, nella Difesa territoriale, una sorta di esercito regionale complementare a quello federale, costituito da Tito nel 1969 al fine di organizzare una nuova resistenza partigiana in caso di invasione sovietica, visto il minaccioso precedente dell'anno prima in Cecoslovacchia. Ad Ahmed era sembrata l'opzione più comoda. Del resto, cos'altro avrebbe potuto fare? Sua madre era morta di...
Dateiformat: ePUBKopierschutz: Wasserzeichen-DRM (Digital Rights Management)
Systemvoraussetzungen:
Das Dateiformat ePUB ist sehr gut für Romane und Sachbücher geeignet - also für „fließenden” Text ohne komplexes Layout. Bei E-Readern oder Smartphones passt sich der Zeilen- und Seitenumbruch automatisch den kleinen Displays an. Mit Wasserzeichen-DRM wird hier ein „weicher” Kopierschutz verwendet. Daher ist technisch zwar alles möglich – sogar eine unzulässige Weitergabe. Aber an sichtbaren und unsichtbaren Stellen wird der Käufer des E-Books als Wasserzeichen hinterlegt, sodass im Falle eines Missbrauchs die Spur zurückverfolgt werden kann.
Weitere Informationen finden Sie in unserer E-Book Hilfe.