Prefazione di Orazio Maria Valastro I-X
I tre matrimoni della Cucchiara 1
D'ignoti parenti 41
Agata 53
Tre ragazza da marito 79
Un matrimonio combinato 101
Violenza legalizzata 129
Delitto passionale 149
La bella Elena 159
Negli anni '60 del XIX secolo, quando del nuovo Ospedale non se ne parlava nemmeno, e la putia era piuttosto modesta (e così rimase sempre), la giovane Ciccia aveva conosciuto un giovanotto, meno di vent'anni, capelli neri, ricci, di mestiere imprecisato, che bazzicava dalle sue parti non si capiva bene perché. Certo tutti si erano accorti di certe occhiate di fuoco che sapeva saettare all'indirizzo della figlia dell'oste, anche se la sua occupazione principale sembrava essere qualche giro di carte che gli procurava delle vincite sicure. Questo giovanotto, quanto mai spavaldo e attaccabrighe, pur continuando a giocare una partita dietro l'altra, non mancava di vantarsi di essere un ballerino provetto, capace di ballare su qualsiasi superficie, purché ci fosse un po' di musica. Quella era indispensabile. Una sera, provocato più del solito dagli avventori del locale, più o meno sempre gli stessi, dichiarò di essere pronto a mostrare le sue qualità. In un attimo furono spostati tavoli e sedie e subito si fece cerchio intorno a lui. A farlo partire bastò il suono di un semplice marranzanu1 che qualcuno tirò fuori dalla tasca. L'interesse e il chiaro successo che gli fu tributato alla fine del suo balletto, gli andò alla testa, forse più di qualche bicchiere di vino che non mancava di sorseggiare: se fino a quel momento era stato considerato soltanto un giovanotto un po' sventato e originale, ora di colpo bisognò fare i conti con uno sbruffone pieno di arroganza e spavalderia.
Ormai conosciuto per le sue stravaganze, una sera propose di ballare sopra trenta bicchieri rovesciati su un tavolo: una vera provocazione, una spacconata, secondo la maggior parte degli avventori scettici ma anche divertiti, e cominciarono a volare le scommesse, fra risate e motteggi vari. Dopo un inizio un po' incerto, il giovanotto prese a volteggiare, a saltellare come una gazzella fra la superficie del tavolo e i bicchieri, in un crescendo furioso, senza scostarne neanche uno, mentre tutti, ora in un silenzio di tomba, tenevano il fiato sospeso. Solo il suono del marranzanu si sentiva e le suole delle sue scarpe che come possedute dal diavolo scandivano un ritmo selvaggio, forse suggerito da una invisibile creatura infernale. Alla fine scoppiò un applauso come non si era mai sentito prima. Fu un trionfo che travolse pubblico e ballerino fino a tarda notte: nessuno riusciva a credere a quanto aveva visto poco prima e ognuno era convinto di aver sognato, magari ingannato dal vino o da chissà quale stregoneria. Ora giocava sempre meno a carte dato che i suoi introiti gli venivano dalle scommesse che quasi ogni sera impegnavano gli avventori, a quell'ora piuttosto avvinazzati, pronti a spendere anche gli ultimi spiccioli per un po' di divertimento fuori programma.
La ragazzina non si lasciava mai sfuggire quello spettacolo, affascinata dall'abilità del giovane ma ancor più dai suoi occhi neri, penetranti, che già la possedevano; sguardi assassini che sapevano destare in lei desideri, emozioni, turbamenti nuovi e mai sospettati. Ormai lo aspettava ogni giorno, lo cercava fra i clienti abituali del locale e lo ritrovava come per caso nel cortile dietro la casa, dove la seguiva con qualche scusa, magari al buio, per strapparle un bacio, una furtiva carezza. Fatto sta che appena tredicenne fuggì con lui, come era uso, per costringere i genitori a un matrimonio indesiderato e in ogni caso piuttosto precoce. La classica fujuta, praticata in Sicilia ancora negli anni Cinquanta del secolo scorso. Questo giovanotto di testa calda, poco tempo dopo fu coinvolto in un duello per motivi d'onore: qualcuno lo aveva accusato di barare al gioco. Nonostante il divieto del suocero, accadeva infatti che si lasciasse trascinare dalla vecchia passione, senza contare che i suoi compagni lo esortavano, anzi lo sfidavano a una partita a tressette motteggiando che l'amore lo aveva rammollito sia come ballerino che come giocatore imbattibile; che infine dimostrasse di essere ancora un uomo e non si lasciasse comandare dal suocero e dalla giovane sposa.